DSA e Bisogni Educativi Speciali a scuola

di Monica Zoccoli – Pedagogista Clinica

L’accoglienza degli alunni con Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) è stata ampiamente dibattuta in questi ultimi anni.

La Legge 170 del 2010 ha posto, insieme alle successive Linee guida del MIUR, l’urgenza di individuare le forme didattiche e le modalità di valutazione più adeguate affinché alunni con DSA raggiungano il successo formativo”. In modo particolare l’accento viene posto sulla necessità di sviluppare una didattica personalizzata che risponda all’esigenza irrinunciabile di garantire gli stessi standard di apprendimento per tutti. Per ogni alunno DSA, infatti, i docenti devono attivare un Piano Didattico Personalizzato (PDP).

Il PDP è un documento che esplicita le modalità con cui i docenti intendono personalizzare il percorso di apprendimento per l’alunno DSA, in base alla diagnosi specialistica e alle osservazioni effettuate il classe. Il PDP deve essere elaborato ogni anno scolastico entro i primi tre mesi di lezione, occorre che sia uno strumento di lavoro, snello, realizzabile, rispondente ai veri bisogni di apprendimento, e condiviso con i genitori dell’alunno che devono esplicitare come possono intervenire per aiutare il proprio figlio. Il buon funzionamento del PDP garantisce all’alunno non solo il successo formativo ma soprattutto il benessere psicologico.

Le successive disposizioni Ministeriali (D.M. 27/12/2012, C.M. 8.03.2013) inseriscono gli alunni DSA nel più ampio concetto di Bisogni Educativi Speciali, mantenendo a livello operativo la necessità di elaborare per ciascuno di essi un PDP.

La scuola deve attivare una didattica inclusiva che sia ideata e realizzata partendo dalla rilevazione dei bisogni educativi di tutti gli alunni, con particolare attenzione ai bisogni speciali, che comprenda e includa le diversità presenti e valorizzi le tipicità di ogni alunno.

Appare evidente la difficoltà nell’organizzare e nel gestire nella pratica scolastica quotidiana una realtà così complessa.

L’intervento dei docenti deve porsi su due piani distinti: da un lato quello didattico-metodologico e dall’altro quello relazionale. Non è sufficiente fornire le cosiddette misure dispensative e compensative (strumenti, mappe, tabelle, tempi più lunghi….) se non si prevede innanzitutto un buon clima in classe, sereno, accogliente non competitivo ma cooperativo. La relazione docente-alunno DSA deve accogliere soprattutto le difficoltà emotive dell’alunno riconoscendo l’allievo non solo come bisognoso di aiuto, ma come persona che esprime potenzialità e risorse per il gruppo stesso.

In conclusione, la gestione in classe degli alunni con DSA richiede sicuramente ai docenti un ripensamento del proprio stile relazionale nel rapportarsi a tutti gli alunni, delle proprie strategie educative e didattiche al fine di creare quel clima di partecipazione e collaborazione altamente motivante per tutti ancora di più per gli alunni con Bisogni Educativi Speciali.

Articolo pubblicato nel mese di Aprile 2017 sul Giornale mensile “L’ELBANO”

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